Il Borgo Teresiano, anche detto Città Nuova (per distinguerlo dall’adiacente città vecchia) è un quartiere sito nel pieno centro di Trieste.
Esso comprende l’ampia zona che va’ da Scorcola e dalla stazione dei treni fino ai dintorni di Piazza Unità d’Italia (Riva Tre Novembre e Piazza Verdi).
Esempio urbanistico di grande pregio, con l’ordinato intersecarsi delle sue vie ortogonali e perpendicolari, fu voluto dall’Imperatore d’Austria Carlo VI in seguito alla proclamazione del Porto Franco nel 1719 (nel 1717 lo stesso Carlo VI aveva stabilito la libera navigazione sul mare Adriatico e, due anni dopo, aveva concesso a Trieste e a Fiume la dicitura di porti franchi dell’Impero, che ne determinò la prosperità commerciale ed economica, a totale vantaggio dell’Austria, visto che fino a quel momento i commerci via acqua in Europa potevano contare quasi esclusivamente sulla via del fiume Danubio).
Quale centro nevralgico del nuovo quartiere venne scelta la zona dove precedentemente si trovavano le antiche saline della città, fatto che procurò non pochi problemi nella messa in opera dei lavori di costruzione.
Fu sotto Maria Teresa ,la prima Imperatrice d’Austria, però, che la zona assunse la conformazione attuale, soprattutto per quanto riguarda il Canal Grande,costruito tra il 1750 e il 1756 per volere espresso dell’Imperatrice, che, con grande senso pratico, intuì le necessità di far arrivare le merci direttamente in città, il più vicino possibile ai magazzini aperti nei piani terreni degli edifici.
Vicino ai canali vennero fatte costruire delle abitazioni, generalmente composte di tre piani, appositamente erette per i commercianti: per ordine imperiale, al pianterreno si trovavano i magazzini, al primo piano gli uffici, al secondo l’abitazione del proprietario e, al terzo, quella dei componenti meno stretti della famiglia.
I canali, inizialmente, permettevano l’attraversamento tramite ponti girevoli; solamente alcuni anni dopo venne costruito il Ponterosso (da cui, in seguito, prese il nome l’intera piazza), un ponte levatoio in legno, cosiddetto per via del suo colore.
Il ponte venne sostituito con uno simile nel 1778 e con uno girevole in ferro nel 1840; infine, nel 1925, venne edificato quello definitivo in muratura.
E’ interessante notare che altri due ponti affiancarono quello principale per molti anni, in modo da far fronte al crescente traffico cittadino: il primo all’imbocco del canale, fu detto “ponte verde”, mentre il secondo, a metà strada tra i due, venne detto “ponte bianco”.
I nomi e la disposizione dei ponti non furono altro che l’ennesima dimostrazione del nazionalismo triestino e della volontà di essere annessi all’Italia quanto prima.
Inizialmente il canale era più lungo di come si presenta oggi e le sue acque lambivano la Chiesa di Sant’Antonio Taumaturgo.
Solo nel 1934, interrando la sua parte terminale con le macerie derivanti dalla demolizione della città vecchia, venne formata l’attuale Piazza Ponterosso.
Ma per assuefarsi allo spirito austriaco dell’epoca, disciplinato e preciso , è bene procedere come una certa logica e iniziare un ideale percorso dai limiti estremi del Borgo Teresiano, partendo da Piazza Verdi.
La Piazza, adiacente a Piazza Unità d’Italia, ospita il Teatro Lirico “Giuseppe Verdi” (di fronte al quale si trova la discoteca Mandracchio); attraversandola ci si ritrova nella via Canal Piccolo, che conduce alla Piazzetta Tommaseo, ospitante uno dei più antichi caffé di Trieste, l’omonimo “Caffé Tommaseo”.
Da qui, tornando in direzione del mare, si arriva sulla trafficatissima Riva Tre Novembre, dove si trova la bella Chiesa settecentesca di San Nicolò dei Greci, riconoscibile dal doppio campanile e dalla cancellata posta davanti ad essa.
Risalendo la strada in direzione della stazione, si va’ incontro al Palazzo Carciotti, che si estende tra la via Genova e la via Cassa di Risparmio, ma che ha la facciata principale proprio sulle Rive.
Superato il palazzo si può godere della splendida vista sul Canal Grande, mentre lo sguardo viene spinto a guardare tutto il Ponterosso, con in fondo la Chiesa di Sant’Antonio Taumaturgo, e, sulla destra rispettivamente il “Palazzo Rosso” (nome chiaramente dovuto al colore dell’edificio), all’incrocio con l’inizio del Corso Cavour e il Palazzo Gopcevich, oggi sede dei “Musei del Canal Grande”.
Ai lati del Canal Grande si trovano da una parte la via Bellini (sulla destra della quale si trova Piazza Ponterosso), dall’altra la via Rossini: entrambe conducono a Piazza Sant’Antonio Nuovo senza possibilità di attraversamento del canale se non giunti sulla via Roma, che lo taglia trasversalmente (per un periodo, nel 2008 era stato posto un ponte di prova all’altezza della via Trento, il Ponte Bailey).
Arrivati nella piazza e guardando la chiesa, si può scegliere di dirigersi verso destra, in Via S. Spiridione, per giungere fino in via Mazzini (parallela alle eleganti via San Nicolò e Corso Italia) e da lì arrivare in Piazza della Repubblica, oppure verso sinistra, in direzione di via Filzi.
Prima, però, è bene fare un giro nelle viuzze intorno alla chiesa: sull’angolo tra via Dante e la piazza si trova il caratteristico caffé storico “Stella Polare”, mentre proseguendo per la via Ponchielli (dove si trovano la casa Czeke di gusto barocco, l’omonimo Ristorante – caffetteria e la libreria “Borsatti”, specializzata in testi internazionali), intersecata dalla via Santa Caterina da Siena (dove si trova parte del palazzo della Banca Commerciale Italiana, con facciata in Piazza della Repubblica: sul lato opposto della piazza si trova invece l’edificio della Riunione Adriatica di Sicurtà) si giunge sulla via San Lazzaro, alle spalle della quale si trova la graziosa Piazzetta San Giovanni, con la storica sede delle Cooperative Operaie e alcuni locali dove gustare un buon caffé o un aperitivo.
Risalendo verso la stazione attraverso una delle varie vie parallele (rimanendo sulla via San Lazzaro ci si immette direttamente nel caos di una delle principali arterie della città, la via Carducci, altrimenti si può percorrere via Filzi o via Roma) si arriva in direzione di via Geppa (poco prima della quale, all’incrocio con Via Roma, si trova Piazza Vittorio Veneto, restaurata pochi anni fa: qui si trova il palazzo delle Poste, oggi sede del Museo Telegrafico della Mitteleuropa, il cui ingresso è libero).
Da qui si accede a Piazza Dalmazia e alla via Romagna, che conduce fino al rione di Scorcola: le case che si incontrano lungo il cammino in questo lungo tratto in ripida salita, così come alcune di quelle della via Commerciale (poco più avanti, dopo via dei Martiri della Libertà) sono costruite in stile neoclassico e liberty, come la Villa Ermione e la Villa Lehner, rispettivamente al numero 16 e al 25 di via Romagna, o la Villa dei Ralli in Piazza Scorcola
Proprio attraverso il rione di Scorcola si inerpica il simpatico e caratteristico tram di Opcina che, partendo da Piazza Oberdan, arriva fino a Opicina, consentendo una meravigliosa panoramica della città mano a mano che si sale lungo le irte vie cittadine.
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