NUOTARE A TRIESTE
L’impensabile diventa possibile Tratto da :Disciplinaliquida
Crescere tra ordine ed eresia a scuola e nello sport .... Il sogno di andare alle Olimpiadi era e doveva restare segreto (sempre per non irritare gli dei), l'obiettivo di entrare nella nazionale italiana di nuoto, invece, si materializzava in modo pubblico, necessario e manifesto.
Lentamente, dopo tanti allenamenti, gara dopo gara, l'impensabile diventava possibile e si era trasformato nel mio chiodo fisso, consapevole che in fondo la convocazione in nazionale era un problema di numeri e di tempi, che anche i comuni mortali potevano programmare e controllare.
Ma queste cose non sono mai state così semplici e trasparenti.
Nuotare a Trieste e pensare alla nazionale italiana, alla fine degli anni Sessanta, per uno strano paradosso della storia e dello sport, era al tempo stesso più facile e più complicato.
Era facile perché Trieste, negli anni Quaranta e Cinquanta, era stata la vera capitale del nuoto italiano.
Le ragazze triestine vincevano tutto ed affascinavano tutti. Erano più belle, più libere e più forti di tutte le altre. Vivevano dentro la modernità di quegli anni, facevano tutti gli sport possibili, anche contemporaneamente. Ci sono state atlete triestine capaci di entrare in nazionale nello sci, nella scherma, nel nuoto, grazie alla naturale stagionalità delle discipline (lo sci in inverno, il nuoto in estate, la scherma nei ritagli).
Anche gli uomini erano alti, belli e forti, ma avevano più concorrenza.
Eppure c'è stato chi, alle Olimpiadi del '48, si è permesso il lusso di scegliere tra la convocazione in nazionale tra la pallacanestro e la pallanuoto.
Cesare Rubini scelse la squadra giusta, andando a vincere la medaglia d'oro nella storia di questa disciplina, assieme ad un altro triestino, forte, individualista e troppo anarchico per essere anche un po' fascista.
Edo Toribolo, che aveva l'istinto del padre-padrone, a tratti gentile e qualche volta violento, sarebbe diventato il "mio" presidente alla Triestina Nuoto proprio nell'anno delle Olimpiadi di Città del Messico.
Nuotare a Trieste è sempre stato facile e naturale. Tutti, a Trieste, sanno nuotare e lo sapevamo fare con grande anticipo rispetto alla gran parte del resto d'Italia.
Il nostro era un nuoto spontaneo e naturale, solo leggermente raffinato dalla cultura dei nostri tecnici, quasi sempre professori di ginnastica o semplici appassionati che coniugavano il patriottismo italiano con il senso della disciplina asburgica.
Trieste è stata bella ed imbattibile nel nuoto negli anni in cui ci si poteva allenare in mare, in piscine aperte sopra e sotto, tra il sole e i pesci, il vento e le correnti, le meduse e -quando il mare girava dalla parte sbagliata- gli scarichi della fogna vicina.
Trieste è stata grande nel nuoto quando la cura per l'abbronzatura era più importante del numero dei chilometri nuotati.
Bastava essere naturalmente acquatici, consapevoli e compiaciuti del proprio corpo e del proprio movimento.
Poi le cose sono cambiate, ma a Trieste, grazie alla sua storia e a una tradizione orale di prima mano, era ancora possibile sfiorare con la mano .
Franco Del CampoMessico '68